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I pescatori siciliani e la zona economica esclusiva

ZES marina

Non ci giriamo intorno.

La vicenda dei pescatori siciliani detenuti (e picchiati) per più di 100 giorni nelle carceri libiche di Haftar sono una vergogna da qualunque parte si voglia vedere la cosa.

Hanno sforato nelle acque territoriali libiche veramente o no? Non sono competente fino a questo punto, al punto da sapere l’andamento dei fatti, e se stiamo parlando veramente di una zona economica esclusiva libica o di un abuso di un signore della guerra. Ma questo è un falso problema.

Con la Tunisia ci sono stati centinaia di veri o presunti sconfinamenti. Questi terminano con un sequestro dell’imbarcazione e con una multa. Qua abbiamo avuto un vero e proprio sequestro di persona e violazione dei diritti umani, peraltro protratti oltre ogni ragionevole tempo. Non può finire a tarallucci e vino. I pescatori sono stati trattati come trafficanti o terroristi, da un paese che alimenta il terrorismo e il contrabbando di esseri umani. E già questo è inaccettabile. Inaccettabile che il Governo li abbia dimenticati per così tanto tempo. Inaccettabile che poi li abbia barattati (da quel che si apprende) con veri terroristi e trafficanti di uomini; delinquenti che sono stati restituiti. Inaccettabile che, ora che sono liberi, non ci sia un minimo di RITORSIONE MILITARE, per fare capire che i confini meridionali della Sicilia sono intangibili. Inaccettabile che le famiglie siano state lasciate sole. Inaccettabile soprattutto che per il futuro NON CI SIA ANCORA NESSUNA POLITICA MARITTIMA DEGNA DI QUESTO NOME! Non prendo neanche il tema del ruolo dell’esecutivo regionale, o il tentativo di paragonare l’attuale presidente con il Nicolosi che negli anni ’80 trattava direttamente con Gheddafi: stendiamo un velo pietoso per carità di patria…

Per l’Italia la Sicilia è solo un possedimento remoto, da spremere, ma di cui in fondo non importa granché. I suoi abitanti alla stregua di sudditi coloniali, non veri cittadini, per attenzione vengono dopo, molto dopo, lo studente straniero che è stato sequestrato e ingiustamente detenuto nel suo paese d’origine (l’Egitto) o la detenuta di terroristi islamici che anela a tornare dai suoi sequestatori. Il disinteresse dell’Italia verso la Sicilia e i suoi abitanti è palpabile, evidente. Fa nobile eccezione l’ammiraglio De Giorgi (qui), l’unico che stia parlando di azioni militari, di schierare le navi a difesa della nostra flotta commerciale. LA NOSTRA, quella che evidentemente a Roma molti considerano la LORO (dei soli Siciliani).

I confini non sono solo terrestri, sono anche navali. E vanno difesi. La sicurezza è un valore non meno importante della salute che è andata in cima a tutte le nostre preoccupazioni fino a diventare l’unica cosa (peraltro difesa con i risultati obiettivamente peggiori del mondo).

La Sicilia NON HA confini terrestri, ha solo confini navali. Ma nondimeno vanno protetti. Vanno protetti innanzitutto dall’immigrazione clandestina, che NON È UNA FORMA DI SOLIDARIETÀ MA UN TRAFFICO DI SCHIAVI! Che non va certo incoraggiato.

Ma soprattutto la Sicilia ha diritto a veder definita intorno alle 200 miglia nautiche e comunque entro i confini della propria piattaforma continentale una ZONA ECONOMICA ESCLUSIVA, da proteggere con la Marina Militare, vista l’arroganza di qualche nostro vicino! Noi siamo per una politica pacifica con i nostri vicini, e si può benissimo convivere con Haftar, che non è certo peggiore dell'”amico dei turchi” che governicchia a Tripoli, e che non controlla neanche le bande di negrieri nel suo territorio che organizzano il traffico di esseri umani e di chissà cos’altro. Ma su basi di reciproca e pari dignità, si intende!

A COSTO CHE SE L’ITALIA SE NE FREGA CI RIFACCIAMO LA FLOTTA NAVALE MILITARE SICILIANA. E’ esistita in passato, ed è stata una flotta militare importante, dai tempi di Ruggero II (quando le sue spedizioni arrivarono a minacciare Costantinopoli), attraverso i secoli (celebre la partecipazione a Lepanto) con le “Galere Siciliane”, sciolta ai primi del XIX secolo (1816) per essere fusa con quella napoletana, ricostituita nel 1848 e persino nel 1860, per essere poi definitivamente dissolta pochi mesi dopo in quella italiana. In fondo la Guardia Costiera non è Difesa, è Marina Mercantile. E la Marina Mercantile, ai sensi dell’art. 20 dello Statuto ce la dovremmo prendere noi. Se lo Stato non vuol far nulla…

LA MAPPA CHE VEDETE SOTTO, fatta artigianalmente, indica grosso modo quale deve essere la nostra zona di sfruttamento esclusivo. Chi non ci rispetta merita – lasciatemelo dire come si deve – soltanto le cannonate, “accussì si nzigna e si leva lu viziu”. Solo così avremo rispetto. Come fanno peraltro tutti gli altri stati del mondo che fanno rispettare i loro diritti sulla porzione di mare di loro competenza.

Ah, ma noi non siamo uno Stato, ci pensa l’Italia a noi… Ecco, il problema è sempre quello.

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