Il Green Pass nato morto? La strada più breve per difendersi dall’abuso

Il green pass ha tre difetti giuridici congeniti, insanabili. Giuridicamente è nato morto. Ma basta controllare tutta l’informazione per fare finta di niente. 

Per fortuna esistono i tribunali, ancora.

Sarò breve, questo non è un commento, ma una guida di resistenza giuridica. Di questi tre difetti, in pratica, soltanto uno è utile per difenderci.

Per prima cosa, come fonte del diritto, fonte SUPREMA, ci sono i diritti fondamentali dell’Uomo. Essi sono ANCHE riconosciuti nella nostra Carta Costituzionale, ad esempio il principio di Eguaglianza stabilito nell’art. 3 della Costituzione. Ma questi principi sono meta-costituzionali, del tutto indisponibili, e il divieto di terapie obbligatorie (con le deroghe di legge eccezionali che non mette conto qua richiamare) sono tra quelle.

L’Italia si è vincolata a questi diritti con tutta una serie di trattati sin dal Dopoguerra. Il vincolo più importante è l’appartenenza al Consiglio d’Europa, che è un’organizzazione internazionale, no sovranzionale come la UE. Ciò comporta che le sue risoluzioni, tecnicamente, non si attuano IMMEDIATAMENTE nel territorio degli stati membri. Ma questa “limitazione” è puramente formale. Trattandosi di un’interpretazione su diritti indisponibili iscritti nella Costituzione non ci dovrebbe essere neanche bisogno di discuterne. Peraltro, come una porta chiusa a doppia mandata, il rispetto dei diritti umani è considerato un requisito di adesione all’Unione previsto dai trattati istitutivi, con apertura di procedura di infrazione per chi non li rispetta (in teoria è così).

Ora si dà il caso che il Consiglio d’Europa, con risoluzione n. 2361/2021 ha stabilito che è impossibile imporre un obbligo vaccinale, anche in modo “indiretto”, cioè appunto a mezzo di minacce e ritorsioni, esattamente come sta facendo il Governo italiano con il DL 52/2021.

Tutto a posto quindi? A posto un corno!

Il Governo “se ne frega” del Consiglio d’Europa e si trincera dietro la non immediata applicazione delle sue risoluzioni nel territorio nazionale.

Paradossalmente la violazione più grave è quella più difficile da tutelare. Si dovrebbe fare un ricorso all’Unione Europea, per patente violazione dello Stato di Diritto, investire la Corte UE, coinvolgere nell’accusa anche la Francia e altri paesi che stanno violando i diritti umani (un 50%?) Insomma, strada troppo lunga…

A parte questo, il DL 52/2021, è comunque incostituzionale. Non voglio neanche prendere in considerazione il fatto che la normativa sul green pass manca di quella base scientifica minima che ne giustificherebbe l’interesse pubblico. Questo ormai è noto, e perder tempo a parlarne con chi non vuole ragionare è tempo perso. Le condizioni per imporre un obbligo di legge ex art. 32 manifestamente non esistono, per troppe ragioni che non voglio neanche prendere in considerazione. Il punto è un altro. In teoria lo Stato si trincera sulla “non obbligatorietà”, perché in alternativa si possono fare i “tamponi” nelle 48 ore precedenti l’evento inibito. Ora, se questo è ancora pensabile per un “evento” una tantum (un concerto, ad esempio, o finanche un viaggio), quando questi tamponi vengono introdotti per eventi continuativi attinenti alla comune socialità, impedendo ai non vaccinati di sedersi al ristorante, o di praticare uno sport, o di andare al cinema, e così via, siamo in presenza di un “obbligo indiretto”, peraltro messo in via di fatto, e neanche secondo i dettami dell’art. 32, che sono per lo meno più severi. In altre parole, così come è pensato, e come probabilmente sarà esteso nei prossimi giorni o settimane, il lasciapassare viole un principio fondamentale, quello di “uguaglianza tra i cittadini”, creando una categoria di cittadini di Serie B, quindi viola l’art. 3 della Costituzione. Ma, senza scomodare i principi fondamentali, limita oltre misura e ragionevolezza la libertà personale (art. 13), quella di circolazione (art. 16), il diritto a non essere sottoposto a trattamenti sanitari obbligatori (art. 32). Insomma, da qualunque punto di vista si guardi è un mostro di incostituzionalità.

Tutto a posto quindi? Ancora una volta, a posto un corno! Per fare dichiarare una legge incostituzionale si deve sollevare il vizio davanti a un giudice ordinario, il quale, se convinto della bontà dell’ipotesi, deve sollevare la questione in via incidentale investendo del problema la Consulta, la quale, infine, ammanigliata con il potere costituito come è oggi, non avrebbe difficoltà, dopo due anni, e senza sospendere l’efficacia nefasta della norma incostituzionale, ad inventarsi un qualche giro di parole per mandare tutto a pallino e dire che sì, anche un campo di concentramento, sotto certe condizioni, è “libertà”. In questi 18 mesi abbiamo visto di tutto. No, l’incostituzionalità non è strada che spunta.

E allora nulla da fare? 

NO! Una falla c’è, grande quanto una casa, e ci salva, subito, dalla norma cripto-nazista.

Il decreto legge in parola, all’articolo 4 ESPRESSAMENTE CITA L’ATTUAZIONE DEL DISPOSITIVO (quello che lo impone nei locali, etc.) “NEL RISPETTO DEL REGOLAMENTO UE n. 953/2021, cioè quello istitutivo del Green pass.

Ebbene, anche se non lo avesse detto espressamente, il diritto europeo PREVALE su quello interno, e quel che è più importante, SENZA BISOGNO DI UNA PRONUNCIA DI INCOSTITUZIONALITÀ: in pratica, la norma interna in contrasto con quella europea è semplicemente NULLA! Ora, il Decreto in parola può dire quello che vuole, ma il citato Regolamento, nel Considerando 36, a chiarissime lettere recita che “È necessario EVITARE la discriminazione DIRETTA O INDIRETTA [cioè quella introdotta di fatto come in questo caso] di persone che….HANNO SCELTO DI NON ESSERE VACCINATE”. Basta! Discorso chiuso!

Il DL viola questo considerando quindi “è nato morto”. SI tratta semplicemente di armarsi di questo considerando e di sbandierarlo a esercenti e pubblici ufficiali. E a chi non vuole rispettarlo basta un qualunque giudice di pace a ristabilire la nullità della legge in parola.

Certo, c’è il rischio del Giudice di Pace timoroso o incolto. Ma a quel punto, me lo aspetto, visto che la questione è di principio, si investe la Corte di Cassazione, e – se questa dovesse fare scherzi – a questo punto un ricorso alla Corte UE sarebbe di esito scontato. Ma non si arriverà a tanto. Se il ricorso al Giudice di Pace è ben fatto, si vince subito.

Si tratta di organizzarsi.

Vedremo se nei prossimi mesi vincerà il diritto o no. Ma in questo caso saremmo in presenza di uno stato totalitario e mafioso alla luce del sole. Spero nessuno vorrà arrivare a tanto.

Il problema – come ho detto altrove – sono i “normix”, la massa di cittadini semidormienti, capaci anche di avallare le camere a gas se lo dice il TG. Di questi, un po’, ho paura. Ma ci sono ancora giudici e garanti in questo Paese. Facciamo valere il diritto, non pieghiamoci.

Dell’impossibilità di imporlo a regime come requisito per lavorare ne parliamo magari un’altra volta.

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