La Soluzione finale e una Nuova Utopia

“Soluzione finale” è il termine che ho letto su qualche giornale in queste ore, per commentare gli ultimi provvedimenti draghiani di ulteriore compressione di diritti per i non vaccinati in quella che fu, fino a non troppo tempo fa, la Repubblica Italiana.

Il termine è particolarmente felice, perché ricorda l’analogo termine che usò il regime nazista per “risolvere” definitivamente la Questione Ebraica, dopo che tutti i provvedimenti segregatori e discriminatori erano stati esauriti, e dopo che era stata scartata anche l’ipotesi di una deportazione in massa dei superstiti. Le analogie ci sono tutte, ed è inutile tentare di nasconderle.

Il filo rosso che lega queste due esperienze, peraltro lontane per molti altri versi, è la “de-umanizzazione” di una categoria di cittadini; categoria che arriva a perdere il diritto di cittadinanza, ma anche il diritto al rispetto più basilare come persona umana. Pochi giorni fa un conduttore noto denunciava di essere stato trattato come un “no vax” perché non gli era stata riconosciuta la guarigione. La “notizia” non era che i no vax non sono trattati come persone umane, ma che lui, ligio al regime, era stato confuso con gli üntermenschen.

E ormai a queste cose nessuno fa più caso, sono “normali”.

Ad aprile 2021 hanno sondato il campo mettendo l’obbligo per i sanitari (prima ancora che venisse istituita quella che Fusaro chiama giustamente la “infame tessera verde”).

Poi questa è stata chiesta solo per eventi e matrimoni. Poi l’hanno estesa agli interni di bar e ristoranti. Poi a docenti e professori universitari è stata chiesta per entrare al lavoro, e cosi pure agli studenti universitari frequentanti. Poi l’obbligo è stato esteso agli spostamenti interregionali, fatti salvi i traghetti per la continuità territoriale. Poi a tutti i lavoratori. Poi è stato inventato il “super green pass”, imposto non solo ai sanitari, ma a chi, anche impiegato non professionista, lavora in qualunque ambito sanitario, anche veterinario, ai dipendenti della Scuola e alle forze dell’ordine. Ancora, il “Super” Green Pass, cioè l’obbligo vaccinale è stato esteso per fruire di sempre più attività: per entrare in un albergo, per consumare al bancone al bar o sedersi al ristorante, dentro e fuori, per prendere un mezzo pubblico di ogni tipo, mettendo al confino tutti i residenti nelle isole che non fossero vaccinati.

Nell’inerzia di ogni organo di controllo (Presidenza della Repubblica, che anzi “inneggia” all’eversione in atto, Corte Costituzionale, Magistratura, …), la deriva è arrivata al suo punto di non ritorno. Ulteriori restrizioni sulla scuola, “Mega” green pass (vaccinazione + tampone) per alcuni eventi, obbligo di green pass “semplice” per l’accesso a quasi tutti i servizi (banca, posta, negozi non alimentari o farmacie, servizi pubblici), obbligo di vaccinazione per tutti i lavoratori ultra 50nni…

 

In realtà il termine “soluzione finale” è inappropriato. Restano alcuni altri passi da fare. E sono ormai abbastanza ovvi.

Intanto l’obbligo sarà progressivamente abbassato per età, fino ad arrivare a comprendere anche i neonati.

Poi le ultime attività ancora accessibili senza vaccino saranno progressivamente chiuse, al ritmo di un decreto legge ogni 15 giorni circa.

Ancora, la “temporaneità” di questi obblighi e certificazioni, come quella dello “stato d’emergenza”, sinora ipocritamente tenuta in vita per simulare una condizione di emergenza, sarà rimossa e il “nuovo ordine” dovrà diventare quello a tempo indeterminato.

E infine non si tratterà più di “ciclo completo di vaccinazione”, né di “richiamo” o “booster” (in inglese sempre le peggiori fregature, così, per darsi un tono), ma di richiami sistematici, praticamente eterni, per tutta la popolazione, ogni 4 mesi. Ma, se ci si organizza bene, anche ogni 3 mesi, come suggerito dalla Francia.

Da qualche parte si vocifera anche di togliere la guarigione come condizione per avere il lasciapassare. Questo si otterrebbe solo con il vaccino, e basta. Direte: “ma ciò è del tutto illogico”. Non importa. Ormai il pubblico è stato educato ad accettare qualunque illogicità senza farsi più troppe domande, così, in piena dissonanza cognitiva: “due più due fa cinque se lo dice il partito”, come in 1984.

Chi si fa domande è facilmente etichettabile come “scettico”, e quindi potenzialmente “no vax”, il che significa “paria” della società. Siccome nessuno ha voglia di farsi escludere in maniera così radicale, alla fine si accetterà anche questo.

Quindi la soluzione non è ancora propriamente quella “finale”. Ci sono ancora alcuni gradini dell’inferno che possono essere scesi e che, se non cambia nulla, lo saranno certamente.

 

Non è corretto dire che gli italiani hanno accettato tutto ciò senza reagire. Le reazioni ci sono state, ad ogni livello: di piazza, culturali, giudiziarie. Semplicemente sono state e sono tutte schiacciate con estrema violenza e senza curare minimamente i canoni dello stato di diritto.

Nessun aiuto viene da fuori, dall’Unione Europea, che è coinvolta più o meno dappertutto a macchia di leopardo in questa deriva, e che la sponsorizza ai suoi massimi livelli, anche se con un po’ di prudenza in più. Nessun aiuto da paesi esterni. L’Italia è considerata “paese democratico” per definizione, anche se democrazia e libertà sono ormai parole del tutto svuotate.

Non avendo protezioni esterne non si può neanche prospettare un esodo per i dissidenti. Nessuno li accoglierebbe. Le loro domande di asilo sarebbero automaticamente respinte. La “credibilità” del nostro Stato all’estero è tale che nessuno darebbe loro credito. La favoletta dell’emergenza è ritenuta credibile, anche se ogni giorno di più si rivela per quell’orrore che è.

In queste condizioni sembrano non esserci più mezzi efficaci di resistenza per i dissidenti, che sono relativamente pochi (quelli motivati almeno), divisi, e soprattutto non rappresentati da alcun partito di peso in Parlamento, neanche d’opposizione.

Il Parlamento – a proposito – è del tutto svuotato, i partiti sono solo organizzazioni atte a spartirsi i soldi del PNNR, mancette in fondo. Tutto è deciso dall’estero (non si sa esattamente da chi, diciamo dal World Economic Forum in prima approssimazione) e comunicato al Commissario liquidatore Mario Draghi e ai suoi funzionari, primo fra tutti l’atroce ministro della disperazione Speranza, per la mera esecuzione. Chi resiste, nel quadro politico attuale, si deve accontentare solo di qualche dilazione. Il ruolino di marcia è deciso.

Chi si oppone può, a questo punto, solo dilazionare di qualche settimana o di qualche mese la propria resa, al solo fine di intralciare un po’ l’avanzata del regime. Oppure può decidere coraggiosamente di lasciarsi morire di fame. Altro allo stato non si può, quasi neanche parlare, se non in spazietti irrilevanti e sempre più ristretti. Chi dissente è zittito e accomodato alla porta di qualunque tipo di media. La censura si prospetta anche nei più minuti spazi.

 

Quando Biden fece il colpo di stato, su questo stesso blog, io denunciai che era crollata una diga, e la valanga sarebbe presto arrivata da noi. La facile profezia si è avverata. Gli Stati Uniti erano il principale ostacolo al regime. Vero è che la resistenza istituzionale, a livello di singoli stati, in quel paese sta oggi sorprendendo tutti. Come sta sorprendendo analogamente tutta una serie di insuccessi che il regime globale inanella qua e nonostante abbia una disponibilità infinita di risorse monetarie con le quali può in teoria comprare il mondo. Non sto qua a contarli. La mappa cambia di giorno in giorno. È in atto una vera e propria guerra mondiale tra i golpisti globali e i resistenti di ogni nazione. In questo golpe l’Italia è una delle roccaforti più salde dei golpisti. Nessuna illusione di un rapido rovesciamento.

L’unica speranza sarebbe una crisi produttiva. Per questo è importante che i dissidenti tentino almeno per qualche mese di vivere senza stipendio. Se aumentano di numero, di dose in dose, possono forse mettere in crisi il sistema. E quando si piegano, non devono farlo per sempre. Ti scade il pass dopo 6 mesi? Non correre a “farti la dose” dopo 4, resisti un po’, 7-8… Ti fai sospendere un po’ di nuovo e poi te la rifai. Il sistema così impazzisce. Questa è l’unica speranza di allargare le crepe. Altro al momento, ad essere sincero, non vedo.

 

Quali saranno ora le conseguenze? Intanto ci saranno le conseguenze sanitarie. Il popolo, soggetto a questo bombardamento continuo di veleni genetici, si ammala, muore, anche se a goccia lenta e quindi accorgendosene poco alla volta. C’è da sperare che la presa di coscienza, nonostante la censura, di alcuni elementi rilevanti faccia cambiare quanto basta l’opinione pubblica. Bisogna martellare, con i pochi o tanti mezzi di cui si dispone, su tre tasti:

il vaccino NON immunizza, anzi, più ti vaccini, più sei soggetto a prendere l’infezione nel medio termine;

il vaccino dà una blanda maggiore protezione, ma solo per due o tre mesi, dopo di che svanisce;

il vaccino è TOSSICO, perché causa coagulazione del sangue, reazioni autoimmuni immediate, perdita di capacità immunitarie nel medio termine, ignoti effetti nel lungo termine (sterilità, infiammazioni, tumori?).

il vaccino va ripetuto SEMPRE, diverse volte l’anno, ed è solo per questo diverso da tutti gli altri.

In una parola il Vaccino UCCIDE, anche se non immediatamente. E uccide anche i bambini, e quindi il nostro stesso futuro.

Prima o poi, nonostante la censura, cominceremo a sperimentare questa verità sulle persone a noi più vicine e care. E questo varrà più di ogni propaganda. Anche il nazifascismo aveva una propaganda, poi arrivarono le bombe e la gente cominciò a credere a queste e non al Corriere…

 

Ma il vaccino è solo il grimaldello per introdurre la “certificazione infame”. Il principio della cittadinanza per concessione, una volta sdoganato, sarà esteso a tutto il possibile ed immaginabile: comportamenti “green”, obbedienza fiscale, comportamenti “politicamente corretti”, attività politica, tracciamento di ogni transazione finanziaria e di ogni spostamento fisico. Una volta che è passato il principio che non si dispone più liberamente del proprio corpo, che questo “appartiene allo Stato”, che lo utilizza per un supposto “bene comune”, toglierci tutti gli altri beni, dalla sicurezza, al reddito, alla casa, etc. sarà un gioco da ragazzi.

Il green pass è il passaporto degli schiavi, e presto ce ne renderemo conto. Un “presto” che però sarà già “tardi” per tornare indietro. Non sarà facile, forse dovrà scorrere il sangue.

 

Nel frattempo mettiamo da parte la vecchia politica. La partitocrazia ha fallito. La democrazia rappresentativa è morta, per mai più risorgere. Lo stato dovrà riorganizzarsi su una base autoritaria, per rispondere autorevolmente all’autoritarismo globale. La “democrazia” si è rivelata uno strumento troppo fragile, facilmente scalabile dai più potenti capitalisti. Se vogliamo salvare qualcosa di questa democrazia e di questa libertà, ciò che veramente conta, abbiamo bisogno di una nuova utopia, di un nuovo modello di “repubblica”, che contemperi elementi di monarchia, aristocrazia e democrazia. Come diceva Vittorio Alfieri: “Mescola i tre veleni, otterrai l’antidoto”. E alla base della nuova utopia ci deve essere quello che il sistema odierno più aborre: il rispetto centrale della persona umana, della sua libertà e della società naturale in cui questa si sviluppa, cioè la famiglia.

Ma di questo parliamo un’altra volta. Oggi si fa resistenza contro il mostro globale, come si può, senza illusioni, ma senza mai demordere.

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