L’Accordo con lo Stato sta producendo una manovra suicida

Girano indiscrezioni sulla manovra di bilancio della Regione 2021-23. Traggo da Repubblica Palermo i seguenti dati essenziali, diamoli per buoni.

Il giornale definisce la “finanziaria” della Sicilia “lacrime e sangue”. Ricordiamo da dove viene la fonte. La Repubblica è un giornale espressione dell’area del partito democratico, socio di maggioranza dell’attuale governo (Conte, dimissionario, ma poco cambierà con Draghi), quello stesso governo che nel suo ultimo giorno di vita impugna la legge regionale che intende rilanciare il corpo forestale, rivelandosi, con particolare cattiveria, sempre nemico della Sicilia. Questo quotidiano avrebbe dunque interesse a dire che l’accordo fatto tra Stato e Regione è stato (come rivendicato dall’attuale governo regionale) un successo per la Sicilia, sulla via del risanamento. E invece…

Comunque, andando al sodo:

Tagli ai pensionati della Regione.

Tagli alle partecipate, anche agli stipendi dei dipendenti.

Blocco del Turnover e assunzione dei figli del compianto Assessore Tusa.

Inasprimento di canoni attivi e concessioni fino al 20%.

Aumento di potenziali multe al settore turistico.

Ora commentiamo questi punti, sempre sulla base delle indiscrezioni riportate.

A fronte di questi interventi la Repubblica dice “nulle le norme per risollevare la Sicilia dalla crisi Covid”, citando poi alcuni interventi assistenziali del tutto minimali.

Gli interventi di finanza pubblica non si leggono separati, ma con uno sguardo d’insieme, per capire la regia.

E la regia è una sola: IL SACCHEGGIO! I tagli sconsiderati e criminali imposti dallo Stato alla Regione si stanno traducendo, come era inevitabile, nell’effetto congiunto delle uniche aree possibili d’intervento:

  1. Inasprimento della pressione fiscale (dove gli spazi però sono ormai minimi, essendo ormai la fiscalità di svantaggio un regime istituzionale per la Sicilia);
  2. Tagli indiscriminati ai redditi interni;
  3. Smantellamento dei servizi esistenti e sostanziale rinuncia ad alleviare la catastrofe causata dalle chiusure “per” il Covid.

Credo che negare questo quadro generale sia fuori discussione.

Il taglio alle pensioni? E chi se ne frega diranno in molti. I maledetti pensionati regionali con la pensione da favola, ma paghino, paghino pure. Ecco, vi dico che questa manovra è moralmente scorretta. Gli altri pensionati, in tutta Italia, soprattutto la generazione andata in pensione con il metodo retributivo, non sta subendo alcun taglio. Quando il lavoratore è in servizio c’è un patto tra lavoratore e cassa pensionistica: la seconda riceve i contributi e li eroga secondo un regime vigente. I regimi pensionistici possono essere cambiati e peggiorati (come si fa invariabilmente dal lontano 1992, fino al progressivo smantellamento della previdenza pubblica). Ma chi è andato in pensione il patto l’ha ormai fatto, e tranne casi limite di pensioni principesche, ha maturato un diritto che è da vigliacchi defraudare, perché chi è vecchio e stanco non ha alcun modo di difendersi dalla frode previdenziale. Le pensioni dei regionali sono state ormai adeguate, dai tempi di Cuffaro, a tutte le restrizioni degli altri lavoratori italiani. Quelle migliori di anno in anno diminuiscono per motivi anagrafici. La rivalsa contro i pensionati non merita rispetto né solidarietà, ma non è neanche l’aspetto più grave. Ricordiamoci che questo taglio, come quello alle retribuzioni dei dipendenti delle partecipate, è una misura GRECA. Se passa il principio che neanche con un contratto a tempo indeterminato si ha un diritto acquisito, ci si può aspettare di tutto. Colpita una categoria, non si salverà nessuno. E poi queste misure non hanno MAI fatto bene da un punto di vista macroeconomico. Se in Sicilia si tagliano pensioni e stipendi diminuisce la già languente domanda aggregata. Diminuendo la domanda diminuisce l’offerta, gira meno denaro, falliscono pure i privati. La ricetta non ha funzionato in Grecia, non funzionerà in Sicilia. L’austerità espansiva NON ESISTE, con buona pace del probabile futuro ministro della repubblica Cottarelli che ne appare un corifeo.

L’inasprimento di fitti e concessioni del 20%. Speriamo bene. Non mi esprimo, non mi pare molto razionale né graduale, ma chissà una boccatina d’ossigeno… Trovo invece pericoloso il giro di vite sul sistema turismo. Hotel, bed and breakfast non in regola con una norma burocratica pagano una multa da 500 a 2.500 euro al giorno. La logica è fare cassa su un sistema turismo ormai boccheggiante in Sicilia. Devo aggiungere altro? Ma cosa ci guadagna la Regione dal massacro dell’economia siciliana? Quale premio riceve dallo Stato?

Gli incentivi per la crisi? Nulla per i comuni, se non 8 milioni per il trasporto, foglia di fico per nascondere la vergogna di un sistema delle autonomie locali abbandonato al suo destino. Ah, dimenticavo, i “ristori”, mitici ristori, pari a 40 milioni, tutto incluso tra famiglie numerose e monoreddito, terzo settore, e – c’è da giurarci – quale elettore più “elettore” degli altri che non mancherà di certo. In pratica direbbe Albanese “una beata ….”.

Ma quello che trovo più grave è l’affondamento definitivo della macchina burocratica regionale, già stremata da decenni di blocco turnover e invecchiamento del personale.

L’anno scorso un filo di speranza si era avuto con i tirocini per i laureati di pregio delle nostre università. Si era sperato almeno in una linea di sopravvivenza con un minimo, davvero minimo ricambio. E invece neanche quello. La Regione deve “chiudere”, ma senza che lo Stato apra al suo posto. La Sicilia si avvia a diventare un’anarchia controllata dalla polizia (una delle poche cose non smantellate in Sicilia). Saltano così le 330 assunzioni previste a fronte di più di 500 pensionamenti, con una forza lavoro ormai scesa sotto le 10.000 unità. Già si dice che la Regione faccia fare a ditte esterne, che a loro volta si servono di lavoro a cottimo sottopagato, per svolgere (senza responsabilità) il lavoro che spetterebbe alla stessa, mentre i pochi vecchi dipendenti si limitano a firmare. E i tirocinanti su cui si è investito? Facciano la valigia, qua non c’è nulla, tanto per cambiare. Magari le società di consulenza esterne un contratto di 6 mesi a 800 euro al mese glielo fanno… Ma se sono proprio bravi. Formarsi famiglia? Non è previsto, roba del passato.

INSOMMA, UN DISASTRO ANNUNCIATO.

Urge una presenza indipendentista all’ASSEMBLEA e per qualche tempo ANCHE AL PARLAMENTO ITALIANO. Di questo dovremo riparlarne. O morire. Questa rappresentanza politica di certo non serve proprio a nulla.

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