L’agonia del Corpo Forestale della Regione Siciliana e le sue reali cause

Leggo dal Giornale di Sicilia di oggi (pura casualità, non leggo praticamente MAI il GdS) una notizia riguardante l’estinzione del Corpo Forestale della Regione.

Dico subito, per qualche ignorante che leggerà questo articolo e che farà subito confusione – mi scusino gli altri lettori – che il Corpo Forestale NON HA NULLA A CHE VEDERE CON I FAMOSI “OPERAI DELLA FORESTALE”.

L’organico, a forza di pensionamenti, è VUOTO. Non ci sono più agenti, solo qualche centinaio di ufficiali prossimi alla pensione. Il più giovane pare abbia 57 anni, l’età media 62 o 63, l’ultimo concorso fatto ai tempi della I Repubblica (o I Regione se preferiamo), nel lontanissimo 1985, l’anno in cui io stesso, oggi maturo docente universitario, ho conseguito il mio diploma di maturità (e la prima volta che l’eterno sindaco di Palermo divenne tale). Erano i tempi di De Mita, Craxi e Forlani. Storia patria.

Da allora il nulla. Con buona pace delle leggende metropolitane che girano in Italia sulla Sicilia sprecona, paradiso o bengodi degli impieghi pubblici e del parassitismo.

Il nostro corpo di polizia rurale, che tanti servizi ha reso alla Comunità e che con tanto entusiasmo era stato creato in anni lontani dell’Autonomia, quando fu scorporato dall’analogo Corpo Forestale dello Stato, sta semplicemente morendo. La Sicilia ha praticamente sempre avuto un suo corpo di polizia rurale, istituito da re Carlo I (V come Sacro Romano Imperatore) e sopravvissuto ben oltre l’Unità d’Italia, fino agli anni ’90 del XIX secolo; previsto di nuovo nello Statuto del 1946, quando tutte le funzioni di polizia si decise sarebbero dovute dipendere dal Presidente della Regione, fu ricostituito soltanto nel 1972, unico “pezzettino” dell’art. 31 ad essere attuato, quello che attribuisce al Presidente della Regione, e non al Ministro degli Interni, il mantenimento dell’ordine pubblico in Sicilia.

Anche se l’organico, per qualche decina di agenti, sarà ora coperto con operazioni di mobilità dalla Regione o da altri enti regionali, nulla sembra poter fermare questa emorragia. Nel bel mezzo della crisi (mondiale) degli incendi, che proprio in Sicilia ha uno dei suoi epicentri, il nostro Corpo Forestale appare impotente e vuoto. In pratica il servizio pubblico, a forza di fare tagli, si sta definitivamente interrompendo.

Persino un governatorato coloniale come quello di Musumeci-Armao, rendendosi conto del disastro, aveva deciso di sbloccare la situazione e di bandire un concorso, almeno per tappare qualche buco, e per consentire un minimo di funzionalità.

Il Governo dello Stato, quello del cd. “avvocato degli italiani”, il “normalizzatore del 5 Stelle”, lo sgabello del golpe che ha sospeso la costituzione dal 31 gennaio 2020 (a tempo indeterminato?) per instaurare quello che Fusaro chiama il “regime terapeutico”, l’avvocato professore Conte, con cattiveria inaudita, ha impugnato la legge che consentiva questo bando, ben sapendo che così facendo colpiva al cuore una delle funzioni residue della Regione.

Pretesto? Mancherebbe la copertura finanziaria…

Non so se sia vero, se la Regione ha fatto bene i conti o no. So bene che i conti alla Regione non tornano mai. E che se dovessimo impedire ogni intervento che, a rigore, non è coperto, ciò significherebbe semplicemente l’interruzione totale dei pubblici servizi.

Temo, a naso, sia vero. La Regione forse non avrà la copertura finanziaria. Ma chi le ha tolto questa “coperta”? È lo stesso ente, disgraziato, scellerato, traditore, che oggi impugna la decisione di una Regione tutt’altro che ostile allo Stato. A una Regione curva a 90°, che si permette solo di tentare atti di minima sopravvivenza, del tutto servile, lo Stato si permette di dare bastonate, dopo averla derubata.

Quando vedo queste cose, mi indigno. Mi viene in menta la scena di chi, vedendo un’altra persona, gracile, macilenta, debole, sofferente, prova piacere a schiaffeggiarla, a oltraggiarla, a dimostrare di poterla umiliare a piacere. Questo è l’Italia oggi nei confronti della Sicilia.

Lo Stato ha derubato la Sicilia delle sue entrate naturali, la totalità del gettito tributario maturato nel territorio della Regione che le spetterebbe per Statuto, ha negato in sostituzione i trasferimenti necessari a garantire i livelli essenziali di prestazioni (il mantenimento di una polizia forestale minima non lo è?) che le spetterebbero per Costituzione, ma in compenso ha trasferito sulla Regione e sul contribuente suddito coloniale siciliano la quasi totalità dei servizi.

Ha trattenuto solo gli apparati formativi e repressivi. Cioè quelli che servono a tenere zitta e buona la Sicilia. Dove c’è da erogare un servizio alla cittadinanza, invece, ha scaricato tutto sulle nostre spalle.
Questa è, in due parole, la DOMINAZIONE ITALIANA che stiamo vivendo!

La Regione, per quanto avvilita e pavida, ha fatto opposizione in Corte Costituzionale. Ma gli ermellini, che 99 volte su 100 oltraggiano impunemente anche loro la Sicilia e i suoi diritti costituzionali, se la pigliano comoda. Passerà almeno un anno  e mezzo prima che si pronuncino. E, se tutto va bene, ci vorrà un altro anno per gestire tutte le fasi concorsuali.

Nel frattempo il 90% dei residui agenti sarà andato in pensione. Il servizio, a differenza che nel resto d’Italia, dove pure bene o male un corpo separato dei Carabinieri lo garantisce, in Sicilia semplicemente non sarà più erogato.

E se ne darà la colpa alla Regione – che bello! che facile! – e indirettamente ai Siciliani, che nulla sanno fare funzionare.

E nel frattempo la Sicilia brucia, e continuerà a bruciare.

È proprio vero: sotto dominazione italiana in Sicilia non può crescere neanche l’erba!

Buon 15 agosto a tutti.

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