SUL PRESUNTO DIRITTO DI ISRAELE DI OCCUPARE LA PALESTINA

Noto, con un certo dispiacere, che una parte delle opinioni pubbliche occidentali ritiene tutto sommato fondata la pretesa israeliana di annettere l’intera Palestina. A parte quelli in aperta malafede, c’è chi, per una malintesa parentela tra Cristianesimo ed Ebraismo, pensa che sì, tutto sommato è vero che la Palestina è la “Terra promessa” degli Ebrei, e quindi che non si può negare loro.

Ebbene, in questo breve articolo vorrei spiegare che mai idea fu più falsa e infondata.

Intanto nel diritto internazionale contemporaneo sarebbe pericolosissimo se si facesse passare il principio che i confini sono dettati dalla religione. La religione è, per definizione, un sapere assoluto, di cui è pur vero che l’umanità non potrà mai fare a meno, con buona pace di scientisti e massoni che non fanno altro che sostituire la loro alle religioni tradizionali. Ma proprio perché sapere assoluto, essa è mutuamente inconciliabile con quelle altrui. E quindi non può pretendere di essere alla base di una convivenza universale tra i popoli. Banale? Sì, ma va ripetuto sempre. Tradotto in due parole significa: «Non mi importa se la TUA religione ti dice che ti devo dare casa mia. La TUA religione per me non ha alcun valore».

Detto questo, il ragionamento è errato anche per vie interne alla religione stessa.

E lo sanno bene gli Ebrei ortodossi, ai quali va tutto il mio rispetto, che invocano rispetto e umanità per i Palestinesi. Essi vogliono stabilirsi sì in Palestina, ma in pace e uguaglianza con tutti, onore a loro, veri uomini di fede, verità e pace. Onore a loro. 

Ma anche dal punto di vista cristiano questa tesi non ha alcun fondamento.

Intanto non è vero che gli attuali Israeliti siano i “fratelli maggiori” dei Cristiani. Questa è una sciocchezza che fu detta da Giovanni Paolo II, per eccesso di ecumenismo, ma che è del tutto priva di basi.

Nella teologia cristiana, il Popolo di Dio è il “Nuovo Israele”. Il vecchio patto si è sciolto, con la rottura del velo del Tempio. Chi non riconobbe il Messia allora non “rimase” ebreo, ma semplicemente diventò eretico. I veri israeliani contemporanei, per i veri cristiani, sono i cristiani stessi. Gli Israeliti contemporanei sono, a tutti gli effetti, un’altra religione, gemmata come il Cristianesimo dall’Ebraismo antico, ma per nulla più “vera” o “originale”. Tanto è vero che il libro sacro che Cristiani ed Ebrei dovrebbero avere in comune, cioè l’Antico Testamento, nel tempo è diventato diverso tra i due. Gli ebrei lo chiamano la Torah, ma questa è molto più piccola dell’Antico Testamento cristiano, e guarda caso sono tolti, o scritti diversamente, quei riferimenti espliciti all’avvento del Messia. Il testo più antico della Torah è circa del 1000 d.C. Mentre la Chiesa disponeva prima di versioni molto più antiche. Dalla Vulgata di San Girolamo del IV secolo d.C. alla Vetus Latina che era di epoca apostolica, fino alla LXX (l’Antico Testamento degli Ortodossi) che risale al II sec. a.C. e che è l’unica che si coordina bene con le citazioni che si trovano nel N.T., oltre che con i manoscritti di Qumran, ritrovati dall’archeologia.

I protestanti credettero, nel 1500, che questa versione ebraica molto tarda, fosse la versione “originale”, più antica della LXX (non esiste una versione unitaria dei libri della Bibbia più antica della LXX, beninteso), quindi quella “hebraica veritas” che lo stesso San Girolamo era andato a cercarsi (ma ai tempi le due versioni erano ancora praticamente identiche). Così i protestanti, al posto dell’A.T. di Cattolici e Ortodossi, hanno adottato la Torah ebraica, scritta o riscritta più di mille anni dopo, diventando mezzi israeliti pure loro. E questo spiega tante cose. Per inciso, dopo il Concilio Vaticano II, anche i Cattolici hanno adottato, per metà circa dell’A.T., la versione ebraico-protestante, cadendo nello stesso errore, e ripudiando come “errate” le versioni che avevano usato per quasi 2000 anni. E anche questo spiega tante cose.

Ma c’è di più. La Torah non è neanche più il libro sacro più importante per gli Israeliti di oggi. Anche loro hanno una specie di “nuovo testamento”, un secondo libro sacro che è più importante del primo: il Talmud. L’israelitismo moderno è tutto fondato sul Talmud, che di cristiano non ha proprio nulla. È un’altra religione a tutti gli effetti, estranea alla cultura europea, di cui non condividiamo alcuna radice e alla quale nulla dobbiamo. Ma quali fratelli maggiori?!

Usciamo ora da una prospettiva teologica, che alla fine come abbiamo detto non può mai fondare il diritto internazionale (altrimenti dovremmo prendere pure il parere dei musulmani), ed entriamo in una prospettiva etnologica.

Gli attuali israeliani hanno messo in giro una storiella che più o meno fa così: «Noi siamo fisicamente i discendenti degli antichi Ebrei. Tito distrusse il tempio e da allora ci siamo dispersi nel mondo. Dopo tanti secoli abbiamo deciso di ritornare nelle terre che sono nostre, che Dio ci ha dato, etc. etc.».

Ebbene, anche questa storiella è falsa.

A parte il fatto che è ridicolo pensare che la Palestina sia proprietà privata dei discendenti degli antichi Ebrei. Se si applicasse questo principio in tutto il mondo si arriverebbe a paradossi insanabili, neanche ci perdo tempo.

Ma, anche volendo inseguire questa pura follia, il ragionamento resta sempre sbagliato.

Chi sono, infatti i discendenti degli antichi Ebrei? Quelli che veramente ne discendono dal sangue?

La risposta è sconcertante.

Li possiamo trovare al 100% tra i Palestinesi cristiani, in buona parte tra gli Ebrei Sefarditi, e in parte tra i Palestinesi musulmani!

Viceversa, gli Ebrei Ashkenaziti (il 70% circa degli Israeliani di religione ebraica), non hanno alcuna discendenza diretta dagli antichi Ebrei.

In due parole: sono più Ebrei i Palestinesi che gli Israeliani (e si vede dai caratteri somatici).

Non ci credete?

Ebbene, sappiate che la Palestina, al tempo di Cristo, era popolata sì per lo più da Ebrei (divisi in molte sette), ma anche da Samaritani, Greci, ed altre etnie minori.

La maggior parte degli abitanti della Palestina, COMPRESI GLI EBREI, si convertì in massa al Cristianesimo, come Pietro e gli Apostoli.

Fatto sta, che appena una generazione dopo questa predicazione, non c’è più traccia di tutte le sette preesistenti: i Farisei, i Sadducei, gli Esseni. Tutti scomparsi, tutti convertiti al Cristianesimo. L’Ebraismo collassò, e solo una minoranza, una forte minoranza sì, ma solo una minoranza, si arroccò nel vecchio Ebraismo, cioè quelli che furono chiamati gli Zeloti.

Gli Zeloti cominciarono a diventare politicamente turbolenti, e furono sconfitti e sterminati dagli Imperatori Romani. Dopo di che,… dispersi. Il nuovo Israelitismo nasce dagli Zeloti, cioè da una frazione degli antichi Ebrei, mentre i restanti in massima parte si erano convertiti al Cristianesimo (e qualcuno, come sappiamo dai Maccabei, anche al Paganesimo).

Tanto è vero che erano una minoranza, che la Palestina, dopo la loro cacciata, non restò una terra desolata e inabitata. La stragrande maggioranza degli abitanti rimase in Palestina, e si andò convertendo sempre più al Cristianesimo (ma a Gaza, ironia della sorte, le comunità pagane arrivarono fino alla conquista islamica).

Quegli Ebrei convertiti al Cristianesimo, sono né più né meno che gli antenati degli attuali Palestinesi cristiani. Poi furono conquistati dagli arabi, e a poco a poco persero la loro lingua aramaica, passando all’arabo. Molti di loro ebbero convenienza o furono costretti a convertirsi all’Islam. Per questo anche molti Palestinesi di religione islamica discendono dagli Ebrei. Ma solo in parte, perché, una volta convertiti all’Islam, si sono mescolati con altri arabi e musulmani venuti da altre regioni del Levante.

E gli Zeloti fuggiaschi? Almeno loro saranno pure discendenti dagli Ebrei?

Sì e no.

Le comunità ebraiche disperse in buona parte rimasero in ambiente Levantino, o tutt’al più mediterraneo. Da loro discendono in gran parte i cosiddetti Ebrei sefarditi, di carnagione scura, che quindi, sì, come i Palestinesi cristiani, sono discendenti dagli Ebrei. Ma non del tutto.

Nei secoli “bui” l’Israelitismo, per sopravvivere, fece proselitismo presso altri popoli.

La folta comunità ebraica marocchina, poi confusa con i Sefarditi, ad esempio, nasce da berberi convertiti all’ebraismo, che nulla hanno a che vedere con gli antichi Ebrei. Molti di loro poi passarono in Spagna. Poi dalla Spagna furono cacciati e si rifugiarono presso l’Impero Ottomano, e da qui, in parte, tornarono in Palestina, molto prima del Sionismo, vivendo in pace con gli altri abitanti del Paese. Ebbene, costoro sono berberi, non ebrei.

Nella lontana Etiopia alcune tribù furono convertite all’Ebraismo, i cosiddetti Falascià, o ebrei di colore, oggi disprezzati dagli altri israeliani ed emarginati. Anche loro con Abramo e Davide hanno ben poco a che spartire.

Ma il successo più grande del proselitismo alto-medioevale lo si ebbe nella Russia meridionale. Lì un popolo di lingua turca, e di lineamenti nordici, i Cazari, in età storica si convertì in massa all’ebraismo. Quel regno ebraico poi fu sconfitto e dissolto. Ma l’Europa centro-orientale ospitò per secoli i suoi discendenti, variamente dispersi, tra cui poi si creò persino una lingua germanica tutta loro, l’Yiddish. Questi ebrei, poi fuggiti in gran parte negli USA dopo i Pogrom zaristi, sono gli Ashkenaziti, e furono loro i principali artefici del “ritorno” e quindi del Sionismo. Ebbene, questi Ebrei, con Davide e i vecchi profeti, hanno a che fare meno di noi. Noi Siciliani siamo molto più ebrei di loro, tanto per essere chiari.

E stiamo parlando della stragrande maggioranza dei cittadini israeliani di oggi.

Quindi?

Quindi la teoria secondo cui gli Ebrei sono “tornati” è un’emerita bufala.

L’unico diritto su cui si basa la presenza di Israele in quel posto è il diritto della forza militare, e la forza economica con cui hanno finanziato l’insediamento e poi corrotto tutti le élite dei paesi occidentali. Non c’è alcuna altra legittimazione.

Ma anche la forza ha un limite. Se si accontentassero del “maltolto” del 1948, a un certo punto, dopo tanti anni, nessuno avrebbe nulla da ridire, sempre a condizione che dessero agli arabi israeliani finalmente pari diritti.

Ma loro vogliono di più, vogliono tutto, vogliono sterminare e cacciare i precedenti abitanti della Palestina.

E questo fa sì che non avranno mai pace, che saranno circondati dall’odio e dall’esecrazione universale, e – quando la potenza americana declinerà – saranno spazzati via dalla storia.

È solo questione di tempo.

Chi basa ogni proprio diritto sulla forza e sul denaro, prima o poi esaurisce entrambi.

2 commenti
  1. Antonino Angelo Zinna
    Antonino Angelo Zinna dice:

    Non ho capito una cosa:
    Tutta questa tiritera cosa significa che i palestinesi son autorizzati a trucidare anziani, donne e bambini?
    No Massimo, con tutto il rispetto parlando questo articolo non mi piace per niente.

    • Massimo Costa
      Massimo Costa dice:

      No. Non ho detto questo. E non mi piace che mi si faccia dire quello che non ho mai detto. Se vuoi sapere come la penso, penso che chi è occupato, e non ha più alcun modo pacifico di far valere le proprie ragioni, ha diritto alla difesa, anche militare. Questo varrebbe anche per la Sicilia. Ma mai contro la popolazione civile. La sottile differenza tra resistenza e terrorismo è tutta là. Se mi dici dove sostengo il contrario… Se poi non ti piace perché hai sposato le ragioni del sionismo, ne prendo atto. Ma oggi, molto di più rispetto a quando ho scritto l’articolo, il sionismo ha le mani sporche di sangue innocente, molto molto di più del terrorismo di Hamas, che non mi piace comunque per nulla.

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